7X08 | SPACE RACE

Quando Warren, un vecchio amico del Maggiore Carter, si presenta all'S.G.C. disponibile ad offrire materiale tecnologico di sua proprietà alla causa terrestre, nessuno si sarebbe mai aspettato che in cambio l'alieno avrebbe richiesto proprio la presenza di Samantha per la vittoria in una gara di velocità tra astronavi. La tecnologia del reattore al Naquadah sarebbe l'elemento decisivo, secondo Warren, per raggiungere la vittoria, ed il Maggiore Carter risulterebbe quindi l'elemento chiave per ottenerlo. E così in pochi giorni Samantha si ritrova proiettata nel pieno dell'agonismo sportivo, con l'amara e subitanea scoperta che non vi è solamente l'abituale e prevedibile nervosismo competitivo, ma qualcosa che va ben oltre il risultato.

Informazioni Aggiuntive

Un episodio insolito, forse uno dei pochi delle ultime stagioni, che si scosta completamente sia dal filone principale della trama, sia dal "tono" abituale delle avventure precedenti. Se infatti nella serie non mancano momenti divertenti, per non dire spassosissimi, è pur vero che fin ora non è mai stato presentata una puntata in cui tragicità e comicità si fondessero assieme in un miscuglio non ben definito di momenti di grande pathos (Carter rischia più volte la morte) con altri di sorridente comicità . E forse quest'ultima è la caratteristica più negativa di Space Race, l'amarezza che lascia in bocca non riuscendo a definirsi né un episodio completamente "leggero", né tanto meno una puntata da prendere un pochino di più sul serio. A fianco di questo aspetto negativo, è invece doveroso evidenziare come ci si trovi di fronte ad una storia che risulti insolita per Stargate Sg-1 (soprattutto per quanto concerne le scelte registiche e scenografiche), una ventata di freschezza ideativa che non crea affatto dispiacere (benché la creatività dovrebbe ritrovarsi non solo nell'aspetto formale dell'episodio ma soprattutto in quello contenutistico). In conclusione: una puntata da vedere, particolare, unica e caratteristica, ma di certo non essenziale nel continuum della serie, né tanto meno nel continuum delle nostre emozioni.

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