7X07 | ENEMY MINE

Quando una spedizione terrestre, incaricata di sondare una zona di un pianeta apparentemente disabitato per possibili estrazioni di Naquadah, si imbatte in una tribù di Unas il sangue incomincia a scorrere da entrambe le fazioni. La SG-1, chiamata in origine come presidio e supporto ai militari già presenti sul campo, non avrà altra arma che quella della diplomazia e Daniel dorvà persino ricorrere all'aiuto di un vecchio amico per mediare una situazione che sembrerebbe poter portare solo ad una guerra aperta.

Informazioni Aggiuntive

Enemy Mine è un altro episodio che non porta nulla di nuovo nel continuum della serie, ma che al contrario rispolvera alcune situazioni già presentateci in precedenza. Benché quindi sul piano ideativo non si scorga nessuna novità è comunque pregevole una trama che sviluppa, seppur in modo velato, uno dei temi forse più interessanti che la fantascienza abbia mai saputo presentare: il difficile rapporto tra la ricerca della ricchezza in territorio alieno, in questo caso il naquadah, ed il rispetto delle popolazioni originarie del luogo. La serie ha dimostrato di avere una filosofia altilenante a tal riguardo: mentre in Star Trek vi è una inossidabile Prima Direttiva a cui tutti i membri della Federazione Terrestre si devono attenere, Stargate Sg-1 sembra essere più vicina ad aspetti del nostro tempo, o del recente passato, spesso mettendo in evidenza, come in questo episodio, come persino "i buoni", il comando SGC, si permettano di avere l'idea di spostare a piacimento intere popolazioni pur di ottenere gli obiettivi anelati. Si tratta forse di una critica dura e spietata ad aspetti della nostra società che vanno al di là della semplice contestazione politica e che abbracciano la cultura, la morale e persino la religione. E' tuttavia doveroso sottolineare che l'episodio in sè, come moltri altri della serie, si limita a sfiorare queste profonde questioni, rimanendo di gran lunga nei binari della famosa filosofia della politically correctness.

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